mercoledì 3 giugno 2009

lunedì 12 gennaio 2009

Teoria ristretta della Polaroid


La Polaroid Corporation è capitolata. Non produrrà più pellicola per le macchine istantanee. Migliaia di persone si contendono i fondi di magazzino sperando nell'acquisto dei brevetti da parte della Fuji. E' la fine del ricordo su cellulosa. Sono sempre stato affascinato da questo tipo di macchine: creano ricordi.
L'immagine è spesso sporca, non si ha molto margine sul risultato finale, nessun controllo della grana, nessun controllo sulla durata dell'esposizione. E' elementare. Elementare e unica. Non ci sono negativi, copie digitali. Ora che la pellicola diventerà merce ancora più rara ogni scatto dovrà essere soppesato.
Quando mi hanno regalato la macchina ho passato giorni a fissare ogni cavolata dall'occhio alla tavola, dalla forchetta al televisore. Non avevo mai messo in conto la possibilità di finire la pellicola e, se anche fosse finita, avrei sempre potuto comprarne dell'altra se ne fosse valsa la pena. Ad aprire il cassetto si trovano centinaia di fotografie sparse, molte non hanno un senso, altre sono state sprecate per immortalare lo stesso soggetto senza mai ottenere il risultato sperato. Quasi tutte sono brutte e servono solo a fare numero, a riempire gli spazi.
Ora mi sono rimaste due cariche da dieci pose ciascuna.
Sono poche le persone e i momenti che vale la pena ricordare e la Polaroid sul comodino è lì per questo. Non ho tempo pellicola da sprecare in rapporti inutili e nello stesso tempo non voglio che un frame mi passi davanti senza darmi il tempo di scattare. Ogni scatto sarà unico, un momento che deciderò di immortalare solo per me stesso. Se taglierò il soggetto dall'inquadratura, se sbaglierò la luce, difficilmente avrò una seconda possibilità di fissare il momento oppure dovrò rubare lo scatto a un'altra immagine: occasioni sprecate a priori.


Spero che la Fuji non compri i brevetti. Va bene così.